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Il Conte di Monte Cristo

Le Comte de Monte-Cristo, 1845–1846

Qualche tempo fa ho deciso di rinforzare il mio francese elementare con la lettura di una grande opera in lingua originale.

Ho sempre amato la storia del conte di Monte Cristo di Alexandre Dumas, come la ricordavo dalla serie televisiva Rai degli anni settanta, e ho quindi intrapreso la lettura delle 1200 pagine +- di "Le Compte de Monte Cristo", con l'aiuto di un dizionario portatile e di un' applet con dizionario francese sul mio telefonino per i viaggi in treno.

Dopo uno sforzo notevole nei primi sei capitoli (ce ne sono 116 in tutto!) la lettura sta ora procedendo bene e sono completamente preso da questa storia fantastica che raccomando a tutti voi.

Forse non tutti sanno che Dumas aveva sangue misto, ed era parzialmente di origine caraibica-africana e produsse questa fantastica riposta ad un suo contemporaneo che l'aveva offeso per motivi raziali:

Mon père était un mulâtre, mon grand-père était un nègre et mon arrière grand-père un singe. Vous voyez, Monsieur: ma famille commence où la vôtre finit  (Mio padre era un mulatto, mio nonno negro, il mio avo una scimmia. Vedete, signore, la mia famiglia comincia dove la vostra finisce)

Roma Citta` Aperta

un brutto melodramma

Roma citta` aperta di Roberto Rossellini e` universalmente considerato il manifesto del cinema neo-realista italiano. A mio parere invece e` un film mediocre e molto sopravvalutato.

Prodotto a bassi costi nell'immediato dopoguerra, ha vinto la palma d'oro al festival di Cannes del 46 e il premio Oscar per la sceneggiature nel 47. Ha lanciato gli attori Anna Magnani e Aldo Fabrizi, ed e` uno dei film di culto di gran parte della critica cinematografica di sinistra e post-partgiana del dopoguerra.

Racconta il tragico periodo dell'occupazione tedesca a Roma e delle lotte partigiane alla vigilia e nella speranza di un'imminente liberazione.

Alcune scene iconiche, come l'uccisione di Pina (Anna Magnani) che rincorre disperatamente la camionetta tedesca dopo l'arresto del marito, fanno parte dell'assimilato culturale italiano e forse mondiale della nostra generazione.

E sicuramente la tematica del film, la resistenza, merita attenzione ed era un tema molto rilevante nel panorama culturale dell'immediato dopoguerra.

Tuttavia dal punto di vista puramente artistico, considero questo film molto deludente rispetto alle mie aspettative (non lo avevo visto prima!) e fondamentalmente un brutto melodramma. Ecco perche:

  • La caratterizzazione dei personaggi, la sceneggiatura e la tessitura del film e` bi-dimensionale, manca di spessore. La recitazione e` spesso da teatro di provincia e la contrapposizione tra ambientazioni e caratteri popolari come Pina (Anna Magnani) e piu' sofisticati/mondani come Marina (Maria Michi, pessima attrice!) e` spesso stridente. In alcune scene borghesi e nel carattere di Marina pare di intravedere l'influenza holliwoodiana del film Casablanca (1942). Queste scene pero' si contrappongono ad ambientazioni piu' popolari quando la storia si centra su Pina (Anna Magnani)
  • La figura centrale del prete-eroe don Pietro (Aldo Fabrizi) e` un sublimato di quello che oggi verrebbe definito catto-comunismo, eroe senza chiaro-scuri da basso melodramma, organizzatore, orchestratore e leader dei moti popolari del quartiere/parrocchia. Tra un miserere e un de profundis, con uno sguardo buono da Italiani brava gente e` l'incarnazione cinematografica del compromesso-storico di Moro-Berlinguer.
  • Il leader partigiano Manfredi (Marcello Pagliero), che muore verso il finale sotto le terrificanti torture della Gestapo, e` l'incarnazione invece dell'intellettuale impegnato, arrogante e alquanto antipatico, borghese e rivoluzionario allo stesso tempo.
  • Il capo della Gestapo capitolina, Major Bergman, e` una figura di una malvagita` caricaturale, un Nosferatu depravato da fumetto di Tin Tin. Non sorprende il fatto che, nonostante il diffuso senso di colpa dei tedeschi per le nefandezze naziste, la distribuzione del film in Germania e` stata bloccata nel primo dopo-guerra.

Il film straripa di un vero odio razziale per la gente germanica, comprensibile e giustificata a quei tempi, ma che stride con una visione piu' moderna e profonda della complessita` dei comportamenti umani.

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Le mani sulla citta`

Le mani sulla citta` di Francesco Rosi e` un film Italiano prodotto nel 1963, Leone D'Oro del XXV Festival del cinema di Venezia, film politico e di impegno civile, appartenente, sia per motivi storici che stilistici alla corrente neo-realista del cinema Italiano, ma unico in tale contesto per aver sostituito l'aspetto psicologico e populista di molti altri film dell'epoca con una descrizione attenta e giornalistica dei meccanismi di potere in atto allora come oggi.

Ed e` la logica del potere, degli speculatori edilizi, degli intrecci tra i consigli comunali e gli affari, il cinismo e l'efficienza della DC come strumento di spartizione.

Edoardo Nottola (Rod Steiger) e` un affarista spregiudicato che grazie ad appoggi politici nella giunta comunale partenopea accumula denaro e potere. Il suo teorema, spiegato nelle scene iniziali, e` quello di moltiplicare per un fattore astronomico il valore di un metro quadrato acquistato in zona agricola, transformandolo in metro quadrato edificabile tramite intrallazzi con il sistema politico che controlla il piano regolatore. La vecchia Napoli cede il passo al cemento, e la sussistenza e vita stessa del sotto-proletariato e` messa a repentaglio dai soldi che passano di tasca in tasca

All'avvicinarsi di una nuova tornata elettorale, e sotto la pressione del leader dell'opposizione di sinistra De Vita, che chiede l'istituzione di una commissione di inchiesta e che denuncia e si oppone alle trame speculatrici, Nottola cambia alleanze politiche, passando dalla destra al centro (DC) sotto la promessa di un assessorato all' urbanistica.

Il cinismo macchiavellico del leader del partito di centro De Angelis (Salvo Randone), e la connivenza dell'intero establishment, curia inclusa, creano un tono molto pessimista e cupo nel finale.

L'originalita` di questo film, con le ottime interpretazioni dei due antagonisti Steiger (Nottola) e Fermariello (De Vita), sta nell'aver fatto fuoco non tanto sulla gente quanto sul sistema e come tale e` un film molto freddo, quasi documentarista, con grandiose panoramiche di una citta` devastata dal cemento, il crollo di un palazzo popolare, e viste dall'alto, quasi diagnostiche, del cancro edilizo che sfigura e trasforma la citta`.

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Il referendum per l'indipendenza della Scozia

Terza parte

Nelle prime due puntate ho presentato gli schieramenti in campo (prima parte) e le strategie e paure (seconda parte). Vi racconto adesso perche` auspico al simpatico popolo scozzese una piena indipendenza.

Gran parte delle mie argomentazioni coincidono con con quelle in un paio di articoli di fondo di un opinionista del Guardian, e nostro coetaneo, George Monbiot: primo articolo e secondo.

Ma fondamentalmente:

  1. Tradizione: La Scozia e` sempre stata un pilastro dell'identita` nobile del regno, basti pensare ai pionieri della rivoluzione industriale dell' 800 e ai moltissimi filosofi, scrittori e scienziati che vengono identificati in tutto il mondo con il pensiero pragmatico ed empirista d'oltre Manica. Pur tuttavia, soprattutto dopo il ciclone Margaret Thachter, viene mal rappresentata e politicamente emarginata dalla casta di Westminster.
  2. Societa`: Di fronte ai dogmi neo-cons che hanno caratterizzato la politica UK, sia Tory che Labour, dalla Thatcher in poi (vedi privatizzazioni selvagge, lobbismo sfrenato delle multinazionali, appiattimento totale agli interessi americani), la Scozia ha spesso mantenuto una posizione autonoma. Questo si e` evidenziato in pratica dopo aver raggiunto una parziale devoluzione amministrativa negli ultimi dieci anni. In particolare sia nella sanita` che nell' educazione, la Scozia ha regolamentato le sue istituzioni locali in chiave decisamente piu' socialdemocratica. Le prestigiose universita` scozzesi non hanno moltiplicato le rette di ingresso come e` successo in Inghilterra e la posizione dei leader scozzesi in favore a un servizio sanitario pubblico e` sempre stata chiara.
  3. Monarchia: In un recente sondaggio la casa reale ha il supporto di oltre il 75% degli inglesi, ma di meno del 50% degli scozzesi. Anche se la monarchia rimanesse in Scozia nel caso della vittoria del fronte independista, molti prevedono un futuro referendum per un Scozia repubblicana. Un altro motivo per auspicare un sucesso del Si all' indipendenza.
  4. Costituzione: Il manifesto per il Si propone, nel caso di vittoria, la formazione immediata di una assemblea costituente, per ottenere una costituzione scritta, a differenza dalla legislatura inglese basata solo sulla casistica. La mancanza di una costituzione britannica e`, a mio avviso, la causa di molte ingiustizie e di una casta giuridica fortemente influenzata dall' esecutivo.
  5. Europa: I leader separatisti (SNP) si sono pronunciati spesso a favore di una piu' stretta integrazione in Europa, e in tempi passati hanno auspicato anche l' immediata adozione dell' euro. E` stata, a mio parere, pura miopia della leadership europea non offrire alla Scozia ponti d'oro per un accesso rapido. Probabilmente supportare la Scozia in questa maniera avrebbe da un lato compromesso definitivamente le relazioni con la sempre piu' euro-scettica GB, dall' altro favorito i movimenti separatisti in Europa: i fiamminghi in Belgio e i cataloni in Spagna.
  6. Immigrazione: In contro-tendenza ancora rispetto all' attuale atteggiamento inglese al riguardo, la Scozia favorisce un influsso netto di immigrazione, anche per integrare una popolazione di soli 5 milioni e per ricoprire lacune nel mercato del lavoro. Inoltre la Scozie consente ai residenti europei il voto in questo referendum e apparentemente anche in elezioni politiche (non sono sicuro di cio').
  7. Politica estera:  Il manifesto indipendista ha una chiara posizione anti-interventista e mirata allo smantellamento delle installazioni nucleari militari e alla formazione di un esercito locale.

A queste mie argomentazione razionali per l'indipendenza della Scozia va aggiunta la mia profonda simpatia per la gente che ho incontrato durante la mia permanenza ad Ediburgo nel lontano 1998.

 

Il referendum per l'indipendenza della Scozia

Seconda parte

Nella prima parte di questa serie ho presentato i fronti opposti dell' agone refendario: da un lato il campo del No, meglio insieme, supportato da tutto l'establishment britannico; Dall'altro il Si all'indipendenza, guidato dallo Spartaco Alex Salmond, leader del SNP.

Non c'e` dunque da stupirsi se i primi sondaggi, circolati mesi fa`, davano il No in netto vantaggio. Le incertezze e le paure nel lasciare un' economia di sucesso per una nuova entita`, con una valuta tutta da definirsi, sono comprensibili. L' economia scozzese e` basata su alcuni pilastri:

  • Il petrolio nel mare del Nord,
  • I cantieri navali, soprattutto nell' area di Glasgow
  • L' industria militare: gran parte del nucleare britannico (progetto Trident)
  • L' industria finanziara, basata ad Edinburgo, specializzata soprattutto nelle compagnie di assicurazione (come Standard Life) e grandi banche (Bank of Scotland/ Halifax e Royal Bank of Scotland)

Una Scozia indipendente manterrebbe le sorgenti petrolifere, ma vedrebbe l'industria militare smantellata (nel manifesto del SNP) e l'industria finanziaria probabilmente si trasferirebbe in parte a Sud, nella City di Londra.

Il fronte del No ha sfruttato ampiamente queste paure, con piu' o meno velate minaccie. Per esempio Mark Carney, governatore della Bank of England (tra l'altro e` un canadese), ha piu volte ammonito che la Scozia dopo la separazione non potra` fare unione monetaria con la sterlina inglese. La City di Londra ha ammonito l'industria scozzese che l' indipendenza portera` ad una profonda recessione. I tre leader di Westminster, David Cameron (Tory), Nick Clegg (Lib-Dem), Ed Milliband (Labour) sono apparsi piu' volte in TV con messaggi spesso populisti e leggermenti minatori. In sostanza gran parte del messagio dal campo del No e` un messagio al negativo e basato fondamentalmente su minaccie.

Tuttavia nelle ultime settimane c'e` stata un' inversione di tendenza nei sondaggi, un' onda lunga, che ha portato Si e No allo stesso livello. Qualche sondaggio parla anche di sorpasso! Cio' e` avvenuto dopo un paio di duelli televisivi fra i leaders dei due campi, che hanno visto Alex Salmond come vincitore. Del resto il messaggio del Si ha un maggiore momento emotivo di quello del No.

A questo punto i tre magi di Westminster sono andati in panico e vengono offerte alla Scozia condizioni super-vantaggiose (devoluzione fiscale e quant' altro) pur di votare No (timeo danaos et dona ferentes). In particolare, I Labour sono in grande affanno: senza i voti scozzesi (di sinistra) non tornerebbero al potere per decenni.

Inoltre un Si scozzese porterebbe quasi automaticamente all'uscita di GB dall' Europa, visto che gli scozzesi sono fondamentalmente filo-europei, e l'anno porossimo i Tory promettono un referendum per l'uscita dall' Europa comunitaria (brexit).

Nella prossima puntata, vi articolo perche` io favorisco l' indipendenza scozzese.

Il referendum per l'indipendenza della Scozia

Prima parte

Comincio qui un blog-update sull' imminente referendum per l'indipendenza scozzese, le strategie in campo, la mia opinione (in favore dell' indipendenza), i sondaggi e quant' altro.

In meno di una settimana, il 18 di Settembre, si tiene il referendum consultativo per l'indipendenza della Scozia.

Da un lato l'intero establishment britannico schierato per il NO, better together:

  • I tre partiti principali: Tory, Labour e Liberal-Democratics
  • La BBC
  • Tutti i giornali
  • Molti artisti e celebrita` di vario lignaggio
  • Chiaramente la casa reale, che pero' non si esprime
  • Molti scozzesi

Dall'altro lato, in favore di YES for independency:

  • Un leader e un partito: Alex Salmond e lo Scottish National Party (SNP)
  • Pochi artitisti e celebrita`
  • Molti scozzesi

Il manifesto del fronte del si ha un profilo fortemente socialdemocratico e filo-europeo:

  • Mantenere una infrastruttura sociale: sanita` ed educazione in primis
  • Favorire l'immigrazione (influsso netto 24000 anno per una popolazione di 5 milioni)
  • Mantenere la sterlina e rimanere nell'area EU
  • Smantellare l'industria militare/nucleare (Trident) che ha molte installazioni in Scozia
  • Libera mobilita` e lavoro nell'area EU e possibilmente aderire al trattato  di Schengen

Fondamentalmente la coloritura di SNP e` social-democratica e europeaista, che riflette una prevalenza di sinistra progressista in Scozia, che da sempre ha contribuito a seggi parlamentari Labour e pochissimi Tory.

Il principale malcontento a Glasgow e Edinburgo e` di essere rappresentati da un governo britannico in mano alla City di Londra e controllato da interessi multi-nazionali.

Come dar loro torto?

Punti controversi nel fronte del YES, e a mio parare errori strategici:

  • Mantenere la Sterlina
  • Mantenere la casa reale

Dall'altro lato, nel fronte del NO c'e` una chiara presa di posizione tri-partita:

  • Non potete mantenere la Sterlina, e il tasso di interesse e` deciso dalla Bank of England
  • Se aderite a Schengen dovrete usare un passaporto per superare verso sud il confine (muro di Adriano)

Nella prossima puntata: i movimenti dei sondaggi, i dibattiti televisivi, le paure Labour e l'onda lunga dello YES.